Nel cuore del quartiere San Berillo, a Catania, si sta riscrivendo una nuova storia di inclusione, solidarietà e rigenerazione urbana. Questo processo non è imposto dall’alto, ma nasce dal basso, dalle persone che scelgono di restare e di credere nella trasformazione di un luogo ricco di storia, ma segnato da contraddizioni e difficoltà.
San Berillo è molto più di un quartiere. È un simbolo delle sfide che molte realtà urbane affrontano oggi: l’abbandono, la marginalità, ma anche la resilienza e la capacità di reinventarsi. La cultura, intesa come diritto di cittadinanza, diventa qui un motore di aggregazione civica. È uno strumento per dare nuovo valore agli spazi, trasformandoli da luoghi dimenticati in opportunità di incontro e creatività.
La restanza: un antidoto al declino
Un concetto chiave che emerge da questa rigenerazione è quello di restanza.
La restanza non è semplice immobilismo o rinuncia a partire, ma una scelta consapevole e propositiva. È la volontà di restare per opporsi al progressivo svuotamento dei luoghi e per investirvi futuro.
Questo atteggiamento non si limita alla conservazione, ma guarda al passato in modo critico per immaginare un presente diverso. La restanza si oppone al fatalismo che condanna certi territori al declino e li trasforma in luoghi dove la vita sembra scomparire, ma è un atto di resistenza culturale e sociale, che parte dai margini per ridefinire il centro.
Nel caso di San Berillo, questa scelta si rivela rigenerativa in due direzioni: per il luogo stesso, che recupera significato e vitalità, e per le persone che vi abitano, che si arricchiscono attraverso nuove connessioni e opportunità. Inoltre, la restanza non si esaurisce nell’atto di restare, ma si apre all’accoglienza di chi arriva da fuori. Questo doppio movimento — resistere e accogliere — è sinonimo della rinascita di San Berillo.

Quartiere San Berillo: una storia di esclusione e accoglienza
Situato nel pieno centro storico di Catania, San Berillo ha una storia complessa e stratificata. Negli anni ‘50 e ‘60, un progetto di riqualificazione urbana volto a collegare via Etnea con la stazione ferroviaria portò all’esproprio degli abitanti originari, trasferiti nel quartiere periferico di San Leone. Al loro posto subentrarono prostitute e migranti, trasformando il quartiere in un luogo di esclusione sociale ma anche di profonda umanità.
Negli anni ’90, la comunità senegalese si integrò nel tessuto del quartiere, ma nei primi anni 2000, con il fine di rivalutare l’area, le retate e le ordinanze comunali che obbligavano i proprietari a murare le case sfitte hanno aggravato la situazione, impedendo una vera integrazione.
A distanza di anni gli sbarchi del 2015 hanno portato nuovi migranti, che hanno trovato nel quartiere un rifugio, ma anche un luogo segnato da disagio sociale in quanto molti di loro sono stati costretti ad attività illegali, portando il quartiere a fare i conti con un crescente disagio sociale. Eppure, San Berillo ha conservato la sua vocazione: accogliere senza respingere, rimanendo un microcosmo di tolleranza, un luogo dove si intrecciano culture, identità e storie.

La nascita di Trame di Quartiere a San Berillo
Oggi, la sfida è trasformare San Berillo in un modello di rigenerazione urbana che parta dal basso, coinvolgendo la comunità locale e creando connessioni con il resto della città. Iniziative come “Trame di Quartiere” lavorano per valorizzare il patrimonio culturale e umano del luogo, mettendo al centro le persone e la loro capacità di generare cambiamento.
Nel 2012, il progetto prende forma grazie a un’iniziativa di mappatura comunitaria avviata da Andrea D’Urso e Luca Lo Re, oggi presidente della cooperativa Trame di Quartiere. L’obiettivo è chiaro: riqualificare il quartiere non attraverso grandi progetti calati dall’alto, ma partendo dalle esigenze degli abitanti e coinvolgendoli in ogni fase del processo.
Da questa visione nasce un comitato di cittadini attivi che promuove pranzi comunitari, laboratori di narrazione e documentazione della vita di comunità all’interno dell’area. Viene prodotta anche una web-serie, San Berillo Web Serie Doc, un laboratorio di documentazione audiovisiva incentrato su tematiche legate al quartiere e al suo patrimonio culturale, storico e sociale, coinvolgendo alcuni ragazzi del luogo. Inoltre, il progetto offre servizi di fruizione del quartiere attraverso i “TheaTour”, itinerari turistici performativi messi in scena da attori e performers coinvolti nel progetto.
Grazie al bando “Boom – Polmoni Urbani“, nel 2016 i bassi di Palazzo De Gaetani, immobile abbandonato da oltre quarant’anni, vengono ristrutturati dai ragazzi di Trame di Quartiere e trasformati nella sede del progetto. È in questo senso che Trame di Quartiere coinvolge gli abitanti e restituisce vita a un’area per anni sinonimo di degrado e marginalità.

Un presidio di legalità e inclusione
Oggi, Palazzo De Gaetani non è solo un simbolo di rinascita, ma un luogo vivo e pulsante. Nei suoi spazi si svolgono attività culturali, laboratori sociali e incontri comunitari. Il progetto di housing sociale si affianca a una caffetteria, uno spazio che offre servizi in collaborazione con altre associazioni.
Tra le iniziative più significative, spicca Migrantour, una rete europea che propone passeggiate interculturali per scoprire il quartiere attraverso gli occhi dei cittadini stranieri. Questo approccio valorizza la diversità come risorsa e permette di cogliere affinità tra culture diverse, creando un legame tra la storia di Catania e le esperienze dei migranti.
Inoltre, al primo piano sono stati realizzati alloggi per persone provenienti da percorsi di homlessness che trovano ospitalità presso Palazzo De Gaetani e che sono accompagnati in percorsi di reinserimento sociale ed economico mirati a raggiungere un’autonomia abitativa, partecipando attivamente al miglioramento degli spazi comuni e alla costruzione di relazioni collaborative nel quartiere. Il progetto, chiamato Sottosopra: Abitare Collaborativo, è sostenuto dalla Fondazione CON IL SUD e si pone l’obiettivo di contrastare la povertà abitativa e relazionale, proponendo un modello innovativo di abitare volto a rendere le persone consapevoli e attive nella creazione del proprio contesto abitativo.
«San Berillo ha bisogno di essere riabitato, non solo ripopolato», sottolineano i fondatori di Trame di Quartiere. Ed è proprio questo il cuore del progetto: rendere il quartiere un luogo vivo e partecipato, dove la dimensione intima della casa si intreccia con una rinnovata concezione dello spazio pubblico.
Oggi San Berillo è un simbolo di speranza e resilienza, un esempio di come la rigenerazione urbana possa partire dal basso, valorizzando le storie e le risorse di chi lo abita. Trame di Quartiere non è solo un progetto, ma una lezione su come sia possibile cambiare la realtà attraverso il coinvolgimento attivo e la solidarietà.